Ci sono molte buone ragioni per andare a votare il prossimo 26 maggio e alcune riguardano direttamente il Mezzogiorno. La prima, su cui mi soffermo oggi, è che il nuovo Parlamento europeo sarà chiamato ad affrontare una partita decisiva per il Sud, quella del voto sulla proposta avanzata giusto un anno fa dalla Commisione per il bilancio pluriennale dell’Unione 2021-27. Una proposta che sposta risorse dall’Est al Sud Europa, in particolare a favore dell’Italia e del Meridione. Ed è veramente singolare che l’attuale Governo abbia prima minacciato di non votarla e punti ora ad allearsi con quei Paesi – come l’Ungheria e la Polonia – che più hanno interesse a bocciarla per rovesciarne il segno.
La discussione che ha portato alla proposta del maggio 2018 partiva dal dato di fatto che la Brexit riduce per il periodo 2021-27 le risorse a disposizione del bilancio dell’Unione e richiede scelte non semplici di contenimento di spese comunitarie o di aumento della contribuzione a carico degli Stati membri. Nell’autunno 2017 si profilava così il rischio concreto di un taglio dei fondi a disposizione delle politiche di coesione territoriale (fondi strutturali). In risposta, la posizione del Governo italiano di allora è stata quella di sostenere due grandi priorità per il bilancio UE: difendere le risorse a disposizione delle politiche di coesione, come segnale forte dell’attenzione dell’Unione alla convergenza tra tutte le regioni europee verso gli standard economici e sociali di quelle più avanzate; promuovere con nuove risorse la realizzazione di un insieme di beni pubblici europei, fondamentali per dare corpo a una più forte cittadinanza comunitaria.
Tra inverno 2017 e primavera 2018 si è creata una convergenza su questa impostazione non solo tra i Governi del Sud Europa ma anche con Paesi decisivi dell’Europa continentale come Germania e Francia. Il risultato è la proposta di bilancio del maggio 2018: i due fondi di coesione cui sono interessati il nostro come gli altri Paesi del Sud – cioè il Fondo di sviluppo regionale (FESR) e il Fondo sociale (FSE) – restano invariati in termini reali rispetto al periodo 2014-20 (con un aumento in termini nominali rispettivamente a 226 e a 101 miliardi); si prevede un limitato aumento delle entrate del bilancio comunitario (dall’1% del Pil europeo all’1,1%) che viene dedicato a incrementare in misura consistente le risorse per i beni pubblici europei, in particolare per il sostegno agli investimenti in ricerca, innovazione e reti di connessione, per il governo dei processi migratori e per le politiche della sicurezza (gestione dei confini dell’Unione, difesa comune e sicurezza interna).
E’ evidente l’interesse dell’Italia a una simile nuova struttura del bilancio UE: i fondi di coesione di nostro interesse risultano salvaguardati e, al tempo stesso, aumentano le risorse destinate a politiche per noi fondamentali come quelle per la sicurezza comune e la gestione dei flussi migratori, oltre che per innovazione e interconnessioni. Aggiungo che, in base alla metodologia di riparto tra Paesi, è prevedibile che l’ammontare complessivo di risorse FESR e FSE destinato all’Italia non sia solo salvaguardato ma aumenti in termini reali: per ottenere questo risultato non bisognerà però abbassare la guardia nei prossimi mesi. Così come bisognerà essere attivamente presenti nella discussione sulle priorità di allocazione tematiche dei fondi strutturali, ricordando che il Mezzogiorno ha bisogno di forti investimenti per lo sviluppo produttivo, le infrastrutture, la scuola e la formazione.
Piuttosto, quello che nella proposta di bilancio 2021-27 risulta tagliato è l’ultimo dei fondi di coesione (il cosiddetto FC), destinato ai Paesi dell’Est europeo. Il fatto è che questi saranno chiamati a incrementare il cofinanziamento a carico dei loro bilanci nazionali, fin qui molto inferiore a quello in vigore per gli altri Paesi europei tra cui l’Italia.
La linea della Commissione rialloca quindi le risorse a favore del Sud Europa e questo spiega la forte ostilità di Governi – come quelli di Polonia e Ungheria – che finora hanno goduto di consistenti trasferimenti di bilancio dall’Unione senza peraltro farsi carico dei doveri di solidarietà europea che dovrebbero caratterizzare tutti gli Stati membri.
E’ interesse dell’Italia e del Mezzogiorno che non si torni indietro rispetto a questa proposta di bilancio e che, caso mai, essa costituisca la base di partenza per ulteriori miglioramenti. E’ invece contro il Sud ventilare minacce di veto sul bilancio, come ha fatto l’attuale Governo nelle persone dei due Vicepremier. La composizione del prossimo Parlamento europeo è perciò questione decisiva.