Interventi
14 July 2019

Autonomia differenziata al palo, spazio al “regionalismo responsabile”

Lo stallo in cui è finito il vertice di Governo di giovedì scorso sull’autonomia differenziata è il segnale che la questione si sta impantanando nel groviglio di contraddizioni di merito e violazioni del dettato costituzionale che il velleitarismo leghista e l’inconsistenza grillina hanno creato. E’ ora di cambiare radicalmente impostazione, se si vuole evitare che

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Lo stallo in cui è finito il vertice di Governo di giovedì scorso sull’autonomia differenziata è il segnale che la questione si sta impantanando nel groviglio di contraddizioni di merito e violazioni del dettato costituzionale che il velleitarismo leghista e l’inconsistenza grillina hanno creato. E’ ora di cambiare radicalmente impostazione, se si vuole evitare che la situazione si incancrenisca in uno sterile gioco di veti incrociati o che all’opposto finisca in un accordo opportunistico su testi di intesa che, come quelli in circolazione, sono forieri di tensioni insostenibili del quadro istituzionale.
Contraddizioni di merito, dicevo, come quella – evidenziata dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio – tra l’affermazione che dall’intesa non devono derivare maggiori oneri per lo Stato e le disposizioni finanziarie che garantiscono alla Regione, sottraendole al bilancio statale, entrate sistematicamente maggiori di quanto necessario a finanziare la spesa regionale. Violazioni del dettato costituzionale, perché questa stessa disposizione è incompatibile con la perequazione a favore dei territori con minore capacità fiscale prevista dall’articolo 119 della Carta.
Ancora contraddizioni di merito, laddove si trasferiscono al demanio regionale le strade statali e si attribuisce alla Regione la competenza esclusiva in questa materia, salvo poi sentire il bisogno di specificare che nel suo esercizio la Regione dovrà tener conto delle normative statali in materia di “funzione sovraregionale della strada”, di concorrenza, di sicurezza, difesa, e altro, con il risultato di creare un ginepraio assolutamente inestricabile di normative e procedure. E, ancora, appare difficilmente compatibile con il dettato costituzionale – che all’articolo 33 parla dell’obbligo per la Repubblica di istituire “scuole statali per tutti gli ordini e gradi” – il passaggio del personale della scuola nei ruoli e nella disponibilità della Regione.
Bastino questi esempi, senza ulteriormente annoiare il lettore, per dare una idea del coacervo di disposizioni incoerenti e paralizzanti costituito dai testi d’intesa in circolazione. Non stupisce quindi che il Governo stenti a uscire da un simile pantano, anche se questa maggioranza ci ha abituati a repentini accordi spartitori e non sia da escludere l’ennesimo pasticcio.
E’ quindi ora – tanto più che altre Regioni si preparano a fare richiesta di autonomia (la Campania l’ha presentata nei giorni scorsi) – di mettere in campo un’impostazione radicalmente diversa del problema, ritrovando la strada maestra del regionalismo responsabile come indicata dalla Costituzione: si tratta di riprendere il filo di una riforma generale in chiave federalistica che deve riguardare l’insieme delle Regioni italiane (articolo 119), e al suo interno collocare le eventuali differenziazioni (articolo 116, comma 3).
Quattro i perni di questa diversa impostazione: risorse a disposizione di ogni Regione commisurate ai livelli essenziali delle prestazioni e ai fabbisogni standard corrispondenti; attribuzione di margini di autonomia tributaria con cui la singola Regione può offrire servizi aggiuntivi autofinanziandoli; funzione perequativa dello Stato centrale in modo da correggere le differenze nelle capacità fiscali dei territori; eventuale previsione di “condizioni particolari di autonomia” per singole Regioni in funzione di specificità regionali che vanno però esplicitate e argomentate seriamente.
Insomma, si tratta di rimettere il percorso dell’autonomia nell’ordine corretto previsto dalla Costituzione: definire il sistema di finanziamento a regime delle Regioni a statuto ordinario secondo i principi dell’articolo 119, finanziando integralmente su tutto il territorio nazionale i livelli essenziali delle prestazioni per le funzioni di competenza regionale; realizzare così la piena responsabilità di ogni Regione sul governo della propria spesa nel rispetto del vincolo di bilancio; verificare Regione per Regione se vi sono specificità regionali che giustifichino la richiesta di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” e costruire il sistema di decentramento e finanziamento di queste funzioni in coerenza con la riforma regionale complessiva.
Difficilmente le forze politiche di maggioranza riusciranno a sollevare la testa al di sopra del groviglio di contraddizioni che hanno creato. Alle forze di opposizione il compito di imprimere una svolta che suoni il risveglio dal sonno della ragione.
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