Interventi
15 March 2020

Covid 19, cosa serve al Meriodione: Gestione rigorosa e cure efficaci

I tanti che in questi giorni si sono ritrovati insieme da Nord a Sud a cantare dai balconi e dalle finestre delle nostre città e dei nostri paesi e ad applaudire medici e infermieri che combattono il coronavirus ci raccontano una bella Italia, unita nel fronteggiare l’emergenza sanitaria imparando gli uni dagli altri. Così, l’esperienza

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I tanti che in questi giorni si sono ritrovati insieme da Nord a Sud a cantare dai balconi e dalle finestre delle nostre città e dei nostri paesi e ad applaudire medici e infermieri che combattono il coronavirus ci raccontano una bella Italia, unita nel fronteggiare l’emergenza sanitaria imparando gli uni dagli altri. Così, l’esperienza durissima che stanno vivendo i nostri concittadini del Nord aiuta il Sud ad adottare per tempo, quando il contagio è ancora circoscritto, i comportamenti che possono contenerne la diffusione e preparare le proprie strutture sanitarie ai momenti più difficili.

Perché è chiaro che la possibilità di evitare una prossima accelerazione del contagio al Sud passa prima di tutto per l’applicazione rigorosa delle norme e delle regole stabilite dalle autorità nazionali. E’ quindi sacrosanto il richiamo alla responsabilità di tutti venuto in questi giorni da tanti amministratori meridionali, come per esempio De Luca e Decaro: evitare comportamenti che possono facilitare la diffusione dell’epidemia è un dovere non solo verso se stessi ma prima ancora verso gli altri e questo è il momento in cui ricordarsi che i doveri sono condizione necessaria per dare realizzazione ai diritti, in questo caso al diritto primario alla salute.

Se i comportamenti corretti dei cittadini sono fondamentali per contenere l’aumento del numero di coloro che verranno contagiati, la capacità di risposta dei servizi sanitari è essenziale per assicurare le cure necessarie e rendere più largo possibile il numero dei guariti. Il punto di partenza del Mezzogiorno in termini di disponibilità di strutture e personale è meno favorevole di quello del Centro-Nord ma, è bene saperlo, in misura meno accentuata di quanto siamo soliti pensare. C’è quindi la possibilità di miglioramenti organizzativi che, sostenuti dall’azione normativa e amministrativa del Governo centrale, possono e debbono mettere i servizi sanitari meridionali nella condizione di fronteggiare i momenti più difficili che verranno nelle prossime settimane.

Gli elementi che pongono maggiori problemi riguardano il numero di posti letto per terapia intensiva in rapporto alla popolazione (circa il 10% in meno che nel Centro-Nord) e la dotazione di apparecchiature per la ventilazione polmonare (il 25% in meno). Con l’aggiunta di situazioni regionali in parte differenziate, dove la Calabria è in generale quella con minore disponibilità. Sono chiare quindi le direttrici principali da seguire per il rafforzamento immediato delle capacità di risposta della sanità meridionale: predisposizione di nuove unità di terapia intensiva, ed è quanto si sta facendo per esempio in Campania e Puglia; acquisti accelerati di attrezzature sanitarie coerenti con le terapie intensive da attivare, a cominciare dai ventilatori polmonari, ed è su questo che si sta attivando il Governo centrale attraverso la struttura commissariale da poco costituita. Come pure è fondamentale che il reclutamento a termine di personale, che i provvedimenti governativi consentono alle Regioni di attivare, sia realmente orientato a sostenere quei servizi che si troveranno in prima linea nel fronteggiare l’impatto dell’epidemia.

In seguito andrà affrontato il problema di un rafforzamento a regime dei servizi sanitari da parte di tutte le Regioni sia sul versante delle strutture che del personale, tenendo però conto degli errori del passato. Tra il 2000 e il 2006 si registrò una crescita esplosiva della spesa sanitaria pubblica che, andando fuori controllo, avrebbe reso rapidamente insostenibile il Servizio sanitario nazionale. Grazie al Patto per la Salute tra Governo e Conferenza delle Regioni, che a partire dal 2007 consentì di ricondurre su binari ragionevoli la dinamica della spesa, venne allora letteralmente salvato il sistema sanitario italiano. 

L’esplosione della spesa nel periodo 2000-2006 fu particolarmente accentuata nel Mezzogiorno e portò al varo dei Piani di rientro, con un monitoraggio forte da parte del Governo centrale nei confronti dei comportamenti di spesa di diverse Regioni meridionali. E, va ricordato, laddove i costi risultavano più alti, peggiore risultava la qualità delle cure, smentendo il luogo comune che contrappone salute ed economicità di gestione dei servizi sanitari.

Giusto quindi rivalutare oggi la centralità del Servizio sanitario nazionale e riordinare le priorità della politica di bilancio a suo favore. Ma proprio per conseguire questo obiettivo bisogna essere consapevoli che una gestione rigorosa delle risorse che verranno messe a disposizione del sistema sanitario è condizione necessaria affinché esse siano realmente investite in innovazione medica e qualità delle cure: abbiamo uno dei migliori servizi sanitari del mondo, va sviluppato non dilapidato.

Articolo del 15 marzo 2020 per il Corriere del Mezzogiorno

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