E’ arrivata ieri da Napoli – pur ferita ancora una volta da una inaccettabile violenza criminale – la migliore risposta al triste spettacolo offerto in Ungheria dal Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, ritratto mentre visitava soddisfatto il reticolato anti-immigrati costruito lungo il confine con la Serbia: migliaia di persone in marcia sotto una pioggia battente per le vie della città partenopea in nome di valori condivisi, tanto profondamente umani quanto al fondo semplici e belli, riassunti nella parola d’ordine “Prima le persone”. Tutti insieme, donne e uomini, di condizioni personali e sociali diverse, di differenti opinioni politiche, credenti di religioni diverse e non credenti, di lingue madri e di razze differenti, hanno fornito la rappresentazione vivente della bellezza dell’articolo 3 della nostra Costituzione che riconosce a tutti, indistintamente, piena dignità e uguaglianza.
La Costituzione italiana, punto alto della civiltà politica europea, detta i principi fondamentali che devono presiedere alla organizzazione di istituzioni e regole a dimensione della persona umana. Così, la Repubblica democratica è fondata sul lavoro, perché è il lavoro, come contributo fattivo di ognuno alla costruzione delle condizioni di vita proprie e della propria comunità, che dà concretezza alla piena emancipazione individuale e sociale. Una Repubblica che “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo”: non c’è spazio nella nostra Costituzione per l’ipocrisia della cosiddetta “democrazia illiberale”, che democrazia in realtà non può essere perché la democrazia respira solo nel rispetto assoluto della libertà e della dignità delle persone. Libertà, dignità, uguaglianza di diritti che nella Carta riguardano sia l’individuo sia le “formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”.
E al tempo stesso la Costituzione porta scolpito, a fianco a quello dei diritti, il tema dei doveri del singolo e delle organizzazioni sociali in cui i singoli si associano. Così, il lavoro è insieme un diritto, di cui la Repubblica deve promuovere le condizioni che lo rendono effettivo, e un dovere cui ogni cittadino è chiamato, “secondo le proprie possibilità”, per concorrere “al progresso materiale o spirituale della società”. E così ai singoli cittadini, come alle loro libere associazioni, la Repubblica “richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”.
Come accade quando si riesce a distillare l’essenza di una tradizione culturale – nel nostro caso l’umanesimo italiano ed europeo – e di una esperienza storica dolorosa ma feconda – la Resistenza – questi principi fondamentali della prima parte della nostra Costituzione sono di una semplicità straordinaria, capaci di parlare al cuore di tutti gli uomini di buona volontà e dare loro la forza per non accettare mai più alcuna forma di sottomissione.
Così, ieri a Napoli in tanti hanno testimoniato la forza di questa sapiente e umanissima semplicità della democrazia. Nessun “buonismo” astratto nella marcia di ieri ma, all’opposto, la serena e ferma consapevolezza dei diritti e dei doveri che costituiscono l’ossatura portante di una comunità libera e solidale.
Napoli come Milano due mesi fa, la voce del Sud insieme con quella del Nord, a conferma che la nostra democrazia si fonda su di una unità di valori e sentimenti che percorre l’intero Paese. Unità che la Carta costituzionale rende in termini molto concreti laddove sottolinea che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. E’ un principio che contrasta tutte le possibili forme della diseguaglianza, e quindi anche quelle dovute alla tuttora irrisolta questione meridionale.
Diseguaglianze che toccano anche il problema della sicurezza personale e collettiva dei cittadini, alla quale il Ministro dell’interno avrebbe il dovere di dedicare tutto il suo tempo. Sperando sia almeno consapevole che i “cavalli di frisia” e le foto imbracciando mitra non c’entrano proprio nulla con la sicurezza di una città e dei suoi abitanti: serve invece l’intensificazione dell’azione investigativa e la presenza continuativa delle forze dell’ordine nelle aree più sensibili, per infondere fiducia nello Stato democratico quale unico autorizzato detentore della forza a esclusivo servizio della dignità delle persone.