Errori di metodo e di merito nella vicenda della “Consultazione preliminare di mercato” aperta a marzo scorso da Acquedotto Pugliese (AQP) testimoniano l’impasse in cui versa questa società regionale a causa dell’assenza di una visione strategica del ruolo di una gestione efficiente e moderna del servizio idrico. Impasse tanto più grave quanto più pesante è il ritardo di AQP sul fronte degli investimenti necessari a recuperare, come richiesto dall’ARERA (l’Autorità di regolazione nazionale), le perdite di rete che minano la regolare fornitura di acqua alla popolazione e alle attività produttive.
La consultazione vorrebbe essere propedeutica a una futura gara per la costituzione di una società a capitale misto tra AQP e imprese private che, in regime di project financing, provveda alla “progettazione, realizzazione e gestione” degli interventi di rinnovamento fisico e tecnologico della rete. Un intervento quindi assai vasto, come testimonia l’ammontare di investimenti complessivamente previsto, pari a 637 milioni di euro nell’arco dei prossimi sette anni.
Purtroppo, il dibattito sulle questioni riguardanti i servizi idrici – e anche il caso Acquedotto Pugliese non fa eccezione – risulta spesso distorto dalla contrapposizione ideologica pubblico-privato. E’ ora di guardare invece in modo laico agli obiettivi da raggiungere – la disponibilità di acqua, oggi e domani, per i cittadini e le attività produttive – e agli strumenti – le modalità più efficienti di gestione del servizio. E’ questo il modo corretto per cogliere gli errori di metodo e di merito che sono contenuti nella procedura avviata da AQP.
Errori di metodo, a cominciare dal non aver chiesto l’autorizzazione all’Autorità d’ambito pugliese (AIP) che, come espressione dei Comuni che sono per legge i responsabili del servizio idrico, è l’organismo di programmazione e regolazione sul territorio, l’unico titolato ad autorizzare l’azienda ad avviare un simile percorso. Per continuare poi con la singolare sovrapposizione, rilevata proprio dall’Autorità d’ambito, di questa nuova procedura a quella avviata un anno fa sempre da AQP per l’appalto di lavori che sembrano in gran parte analoghi.
Errori di merito, come la previsione di un contratto di partenariato con i privati che avrà durata di almento sette anni, andando ben al di là del termine della concessione di AQP che scade nel 2023. O come lo scambio di ruoli che si prefigura tra Aquedotto Pugliese, che è il soggetto che dovrebe gestire il servizio e fare gli investimenti, e la società mista, che finisce nei fatti per sostituirsi ad AQP nelle attività chiave di gestione e investimento di un’ampia parte del servizio idrico integrato regionale. O, infine, come l’uso improprio del project financing, uno strumento che può applicarsi a singoli impianti – un invaso, un depuratore, ecc. – non all’insieme dell’attività di gestione dei servizi idrici.
Sono errori di metodo e di merito che minano la base su cui dovrebbe reggersi il contratto di partenariato, rendendo il quadro estremamente incerto per le stesse imprese che volessero partecipare alla futura gara.
Il fatto è che, come dicevo all’inizio, manca una visione strategica del ruolo di Acquedotto Pugliese. In particolare, la questione della scadenza della concessione è stata fin qui sistematicamente rimossa e, con essa, è stata rimossa la prospettiva di più lungo periodo, condannando sia l’azienda AQP che il regolatore AIP in un limbo indefinito.
Il primo passo da fare, allora, è chiarire come si affronta l’ormai non rinviabile 2023, quando sarà l’Autorità d’ambito ad affidare il servizio idrico integrato. La legge fornisce all’Autorità tre opzioni: gara per concessione a terzi, gara per società mista pubblico-privata, affidamento in-house a società pubblica. E’ ora di indicare la scelta di una tra queste opzioni sapendo che, se si scarta la prima (concessione a terzi), le altre due (società mista e in-house) prevedono entrambe la permanenza di AQP nel servizio ma richiedono che la maggioranza del pacchetto azionario sia nelle mani dei Comuni riuniti nell’AIP e quindi che la Regione Puglia proceda alla cessione delle quote.
Una volta stabilita la forma di affidamento post 2023, il quadro di riferimento della gestione e degli investimenti sarà finalmente chiaro e con esso la prospettiva per gli investitori. Sulla base del contratto di affidamento definito con l’Autorità d’ambito, l’impresa titolare del servizio potrà scegliere le forme migliori per coinvolgere eventualmente altre imprese: dall’appalto di lavori, al project financing per singoli impianti, alla gara per servizi di ingegneria di alto livello nel rinnovamento fisico e tecnologico della rete.
Quando si finisce in un vicolo cieco, l’unica soluzione è ricominciare mettendo nell’ordine giusto i passi da fare.
Articolo del 21 giugno 2020 per il Corriere del Mezzogiorno