Il merito principale – e non da poco – della manovra di bilancio delineata nella Nota di aggiornamento del DEF presentata dal ministro Gualtieri, sta nel messaggio di consapevolezza che essa trasmette al Paese riguardo alle condizioni reali in cui versa la nostra finanza pubblica dopo la stagione, da poco conclusa, degli annunci demagogici e dello spreco di risorse. Un merito che, stando ai sondaggi (Ipsos di ieri sul Corriere della Sera), viene apprezzato da una significativa maggioranza di cittadini. Il primo segnale di un cambiamento, riconducibile al nuovo Governo, nel clima di opinione pubblica?
Probabilmente, l’avventurismo politico e l’irresponsabilità economica esibiti a cavallo di luglio e agosto dal leader della Lega hanno reso percezione comune i rischi derivanti dalle clausole di salvaguardia lievitate con la legge di bilancio dello scorso anno. La manovra del nuovo Governo che oggi, grazie anche al ritrovato dialogo con l’Unione Europea, disinnesca 23 miliardi di euro di aumenti IVA senza bisogno di “lacrime e sangue” non poteva che suscitare un senso di sollievo.
Ora però viene il difficile. E non solo perché da qui al 20 ottobre andranno definite nei dettagli, con la Legge di bilancio, le misure che consentono di ottenere questo risultato. Ma soprattutto perché entro i margini ristretti delle risorse – 7 miliardi – che restano a disposizione dopo aver disinnescato l’IVA, andranno collocati i provvedimenti che devono dare fiato all’economia in una congiuntura internazionale difficile. Ed è qui che si pone il tema di una ripresa di politiche per il Mezzogiorno dopo i 14 mesi di oblio gialloverde.
L’obiettivo deve essere quello di far ripartire gli investimenti pubblici e quelli privati, di cui il Sud ha assoluto bisogno. Per quelli pubblici in realtà le risorse già esistono. Sono state stanziate dai Governi della precedente legislatura e anche dal Governo Conte1: sia risorse ordinarie sia risorse aggiuntive, attraverso il Fondo sviluppo e coesione e i Fondi strutturali europei. Nella Nota di aggiornamento si parla anche di ulteriori stanziamenti, ma l’importante qui è riuscire a “scaricare a terra” il potenziale di spesa che è già disponibile.
Sappiamo che a questo riguardo gli ostacoli da rimuovere sono molti e hanno a che fare soprattutto con: il funzionamento quotidiano delle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli, la frammentazione delle competenze e la fuga dalle responsabilità; i poteri di veto delle amministrazioni regionali; il cosiddetto gold plating, ossia la superfetazione – rispetto agli standard europei che pure sono i più avanzati del mondo – di prescrizioni ambientali che in realtà rendono opachi i processi decisionali a scapito proprio della tutela dell’ambiente.
Ma se sfrondare la normativa riportando ordine e trasparenza in tutti gli snodi procedurali è un obiettivo fondamentale da perseguire, nel frattempo è comunque urgente operare entro la normativa esistente per accelerare i passaggi. E questo è un compito che richiede un’azione di Governo metodica e ostinata, il contrario di quanto (non) fatto dal precedente Governo: per gli investimenti centrali, superare l’ostilità ideologica che li ha programmaticamente bloccati fin qui; per quelli in cooperazione con Regioni e Comuni, riprendere in mano i Patti per il Sud e le Zone economiche speciali abbandonati a sé stessi nei mesi scorsi.
Un problema di nuove risorse di bilancio si pone invece per il sostegno agli investimenti privati. In particolare, il credito d’imposta per gli investimenti al Sud scade a fine anno ed è fondamentale che con la Legge di bilancio venga rinnovato e rifinanziato: si tratta di un incentivo che ha avuto un notevole successo (a fine 2018 aveva già attivato programmi di investimento delle imprese per più di 8 miliardi di euro) e che, potendo essere utilizzato dalle imprese in combinazione con super-ammortamento e iper-ammortamento, ha consentito di estendere gli effetti positivi di Industria 4.0 anche al Meridione.
Così come vanno sostenuti, anche con un aumento delle rispettive dotazioni patrimoniali, il Fondo per la crescita dimensionale delle PMI meridionali, che è in corso di attivazione presso Cassa Depositi e Prestiti, e la nuova Banca del Mezzogiorno, che in poco più di un anno di operatività ha già fornito finanziamenti a imprese del Sud per oltre 1 miliardo di euro.
Sbloccare gli investimenti pubblici spendendo le risorse già stanziate e trovare in Legge di bilancio lo spazio per una politica industriale che sostenga gli investimenti delle imprese al Sud: due aspettative che si rivolgono al nuovo Governo.