Interventi
05 August 2018

Efficaci le politiche di sviluppo, inefficienti le amministrazioni

Succede spesso, nel nostro Paese, di cadere nella tentazione di utilizzare i rapporti di Centri di ricerca qualificati quale acritico supporto a quella o quell’altra tesi, invece di leggere con attenzione le analisi che essi propongono. E’ successo anche con le consuete anticipazioni del Rapporto annuale fornite nei giorni scorsi dalla Svimez. Proviamo a prendere

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Succede spesso, nel nostro Paese, di cadere nella tentazione di utilizzare i rapporti di Centri di ricerca qualificati quale acritico supporto a quella o quell’altra tesi, invece di leggere con attenzione le analisi che essi propongono. E’ successo anche con le consuete anticipazioni del Rapporto annuale fornite nei giorni scorsi dalla Svimez.

Proviamo a prendere queste anticipazioni per quello che dicono e non per quello che qualcuno vuol fargli dire: “il triennio di crescita del Mezzogiorno, al ritmo di sviluppo del resto del Paese, è un risultato non scontato”; “rischia di aprirsi una ‘stagione dell’incertezza’ – in cui l’Italia fa segnare un rallentamento della crescita – che potrebbe determinare nel Sud una ‘grande frenata’”; “la crescita del 2015-17 ha recuperato in misura solo molto parziale il patrimonio economico e sociale disperso dalla crisi”; “il divario sempre più forte in termini di servizi pubblici … incide sulla tenuta sociale dell’area”.

Dunque il Rapporto si apre con la definitiva presa d’atto che il triennio 2015-17 ha visto il Mezzogiorno – per la prima volta da molto tempo – crescere come il resto del Paese, anzi un po’ di più: +3,7% il Pil del Sud nel triennio, contro +3,3% nel Centro-Nord. La Svimez evidenzia che al risultato ha contribuito in particolare una dinamica più sostenuta dell’industria in senso stretto – con ottime performance in termini di esportazioni – e delle costruzioni. Quindi, a partire dal 2015, c’è stato un risveglio dell’economia meridionale, certo ancora insufficiente a recuperare i ritardi del passato, ma segnale prezioso delle potenzialità esistenti.

Certo, è piuttosto strano che la Svimez eviti di citare le azioni di politica economica che hanno sostenuto questo risveglio. Ma volenti o nolenti anche dalle pieghe del Rapporto emergono gli effetti delle azioni adottate: quando si sottolinea la forte ripresa degli investimenti industriali, è immediato pensare a credito d’imposta Sud, super e iperammortamento; o quando si evidenzia il balzo 2017 degli investimenti delle imprese delle costruzioni (+14,9%), che il Rapporto collega con la spesa dei fondi strutturali europei, è difficile non pensare alla spinta impressa con i Patti per il Sud.

Del tutto condivisibile è invece la preoccupazione della Svimez per una possibile frenata nel corso del 2018-19 del Pil italiano e ancor più meridionale, in ragione della “stagione dell’incertezza” che stiamo vivendo. Una frenata che sarebbe tanto più grave proprio perché è ancora lunga la strada per riportare l’Italia in linea con gli altri grandi Paesi europei e il Mezzogiorno in linea con il Centro-Nord. Il Rapporto riconduce l’incertezza in particolare alle tensioni protezionistiche internazionali e “all’avviamento delle politiche economiche proposte dal nuovo Governo”. Su questo punto mi permetto di essere più esplicito: l’incertezza riguarda il quadro di finanza pubblica e la tenuta dei tassi di interesse, le politiche di sviluppo, da Industria 4.0 al Credito d’imposta Sud, dai nodi industriali come Ilva alle Zes, dalle opere pubbliche fondamentali per lo sviluppo del Paese alle infrastrutture energetiche.

Le analisi interessanti della Svimez sull’interdipendenza tra Centro-Nord e Sud e al tempo stesso i dati che fornisce sul gap tra le due aree in termini di disoccupazione, redditi, consumi, povertà, testimoniano quanto sia decisivo oggi non interrompere la ripresa italiana e quella meridionale: sta al nuovo Governo chiarire il quadro di politica economica e fornire le certezze necessarie.

Ma il Rapporto ci dice anche un’altra cosa: mentre negli ultimi tre anni le politiche di sviluppo hanno rimesso in cammino l’Italia e il Mezzogiorno, sul fronte dei servizi sociali e dell’efficienza delle pubbliche amministrazioni permane un divario che la Svimez sintetizza con l’efficace espressione di cittadinanza “limitata”. In sintesi, se sul fronte economico il Sud ha ripreso finalmente a marciare, sul fronte sociale gli effetti devastanti della crisi 2008-13 e il “sonno” dell’inefficienza e dell’inefficacia nella gestione dei servizi hanno minato il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni.

Il Mezzogiorno ha quindi bisogno di una strategia basata su tre pilastri: continuare e rafforzare le politiche di sviluppo avviate in questi anni, curare l’inserimento sociale con il Reddito di inclusione e le politiche attive del lavoro, risvegliare la pubblica amministrazione nelle sue funzioni fondamentali di garanzia della comune cittadinanza italiana.

Articolo del 5 agosto 2018 per il Corriere del Mezzogiorno

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