Va preso molto sul serio il rischio evidenziato qualche giorno fa su queste stesse colonne da Emanuele Imperiali che sottolineava come vada “sventato a tutti i costi” il pericolo che l’attuale Governo venga “considerato al Nord come una compagine ministeriale a trazione meridionale”. Perché al Mezzogiorno serve piuttosto “una ricomposizione degli interessi e delle esigenze del Nord e del Sud”.
Quella possibile percezione, con il corollario di una divaricazione ideale che avrebbe pesanti conseguenze negative sia per il il Sud che per il Nord, non deriva – a mio giudizio – tanto dalla composizione geografica della compagine governativa quanto da una diffidenza, non ancora risolta nell’opinione pubblica, riguardo alla composizione politica della nuova maggioranza parlamentare. E’ su questo punto, e quindi sulle questioni ideali e programmatiche che gli sono sottese, che bisogna lavorare per scongiurare quel rischio e realizzare una reale convergenza di interessi e prospettive tra le due macroaree del Paese.
Il fatto è che fino a ieri il M5S si è caratterizzato da un lato per l’opposizione alle politiche industriali e infrastrutturali necessarie a ridare fiato alla crescita del tessuto produttivo e occupazionale e, dall’altro, per una misura per molti versi assistenziale come il reddito di cittadinanza. Al contrario, il Partito Democratico è stato l’alfiere delle misure per il rilancio dell’economia italiana e della sua capacità di creare sviluppo e lavoro produttivo.
E’ chiaro che non si tratta di questioni che interessano in modo contrapposto il Sud e il Nord, piuttosto traversano tutto il nostro Paese: l’interesse profondo del Mezzogiorno non sta nel lasciar cristallizzare il divario per accontentarsi delle briciole assistenziali di una ricchezza prodotta altrove ma, all’opposto, sta nel costruire con investimenti in attività produttive e infrastrutture le condizioni per partecipare alla crescita produttiva e lavorativa generale. Così come sappiamo che anche al Nord esistono fenomeni di esclusione sociale e povertà.
Ma è anche chiaro che le forze produttive a Nord come a Sud possono chiedersi legittimamente se a prevalere nell’attuale maggioranza sarà il “partito del no” o sarà invece la linea dello sviluppo economico e sociale. Così come è chiaro che la divergenza tra le due macroaree quanto a presenza di insediamenti produttivi e quanto a tassi di occupazione può portare con sé una diversa percezione di questo nodo che il Governo deve sciogliere.
L’unica risposta possibile sta in una sintesi nuova che superi definitivamente le rigidità del “partito del no” ma ne ricomprenda le ragioni in una strategia di crescita economica e di sviluppo civile che ricostruisca una prospettiva per tutto il nostro Paese. E credo che il punto di partenza vada rinvenuto nella nuova consapevolezza ambientale emersa con forza tra i giovani al Nord come al Sud. Una consapevolezza unificante, come dimostrano le manifestazioni di questi giorni in tutto il mondo, e che si sposa con l’impegno per una qualità della vita individuale e collettiva più alta, segnata da una maggiore coesione sociale, più attenta a che nessuno resti indietro.
Naturalmente senza dimenticare che, a fianco di questa nuova spinta ideale, permangono nella società italiana tanti motivi di frustrazione e di rancore, tante disillusioni di cui è necessario farsi carico. Anche con strumenti di sostegno ai più sfortunati, ma sapendo che un’economia stagnante porta con sé solo maggiore precarietà e insicurezza: non esiste la “decrescita felice”, essa è sempre infelice.
E dunque ambiente e qualità della vita delle persone come obiettivi prioritari dello sviluppo economico, ma appunto dello sviluppo, con le opportunità di lavoro e di benessere che esso solo può portare con sé per il numero più ampio di persone, anche per chi oggi si sente escluso. Il contrario quindi dei “no” che a priori bloccano un’opera pubblica, un investimento privato, un riconoscimento al saper fare e al saper innovare.
E’ un compito difficile quello che sta davanti al nuovo Governo, ma è anche il modo giusto per rispondere ai dubbi che lo accompagnano ancora in questa prima fase. Ed è il modo per far prevalere un messaggio costruttivo, rivolto al mondo produttivo del Nord come del Sud e rivolto alla società italiana tutta, a cominciare dai giovani che nutrono attivamente la speranza di un futuro migliore.