Interventi
15 December 2019

Il singolare comportamento del commissario per Bagnoli

A sconfessare quanti hanno diffuso in questi anni l’illusione che si possa tranquillamente chiudere un grande impianto siderurgico come quello di Taranto senza temere la desertificazione produttiva e l’implosione ambientale del territorio sta come un macigno la vicenda di Bagnoli, tornata proprio in questi giorni all’onore delle cronache. E’ bastato qualche segnale che può rimettersi

Leggi tutto >

A sconfessare quanti hanno diffuso in questi anni l’illusione che si possa tranquillamente chiudere un grande impianto siderurgico come quello di Taranto senza temere la desertificazione produttiva e l’implosione ambientale del territorio sta come un macigno la vicenda di Bagnoli, tornata proprio in questi giorni all’onore delle cronache. E’ bastato qualche segnale che può rimettersi in moto – dopo oltre un anno di sostanziale fermo – il processo di risanamento ambientale e rigenerazione urbana avviato tra il 2015 e il 2018, perché emergessero la complessità e la tempistica necessarie anche ove si agisca finalmente senza perdere altro tempo.

E’ sperabile che per il completamento della rigenerazione urbana dell’area di Bagnoli non siano necessari i 35 anni di cui ha parlato mercoledì scorso, alla presentazione del concorso di idee, il Direttore del Dipartimento di Architettura della Federico II. Ma quello che in ogni caso è certo è che sarebbe un delitto perdere altro tempo dopo gli oltre vent’anni di inazione intercorsi tra la chiusura dell’impianto Italsider e l’istituzione nel 2015 della Cabina di regia per Bagnoli a Palazzo Chigi.

Per questo motivo è un po’ singolare che quando il percorso si rimette in modo, in particolare con la presentazione a Napoli da parte di Invitalia del concorso internazionale di idee per la rigenerazione urbana dell’area, siano proprio rappresentanze di costruttori e ordini professionali a chiedere di bloccare una procedura che risponde alle migliori prassi seguite a livello internazionale quando si ha a che fare con progetti di tale complessità e ampiezza. 

Come pure non si comprende perché quella procedura sia criticata aspramente dal Commissario di Governo per Bagnoli, che dovrebbe più di ogni altro tenere all’accelerazione del percorso: la sua tesi è che la gara sarebbe prematura perché precederebbe la bonifica, ma dimentica che alla sua base sta il cosiddetto PRARU – Piano di risanamento ambientale e rigenerazione urbana – che è stato già definitivamente approvato in Conferenza dei Servizi e che contiene le indicazioni necessarie per la elaborazione dei progetti di rinascita che dovranno seguire le bonifiche. Il Commissario pensi piuttosto a sostenere, invece di frenare, la ripresa del percorso che era stato avviato dalla gestione precedente. 

Ma è chiaro che a questo punto serve, dopo oltre un anno di sostanziale inattività della Cabina di regia che fa capo al Governo, una ripresa di iniziativa da parte dell’Esecutivo che solleciti il Commissario e dia l’impulso necessario alla piena riattivazione del processo di bonifica e rigenerazione di Bagnoli. 

E allora non è inutile ricordare dove si era arrivati nell’estate 2018, quando si erano: a) completate le analisi di caratterizzazione (verifica dell’inquinamento) su tutta l’area, compresa la parte allora sottoposta a sequestro giudiziario (la più vasta opera di caratterizzazione realizzata in Europa); b) realizzato il ripascimento dell’arenile Nord e restituita la spiaggia all’uso da parte dei cittadini; c) eseguita una prima rimozione dell’amianto presente nell’area; d) messi in sicurezza impianti e infrastrutture esistenti, bloccandone l’ulteriore degrado; e) avviata la sperimentazione a terra, con l’Università del Sannio, di tecnologie di bio/phytoremediation e l’analisi, con la Stazione Anton Dohrn, delle condizioni dei fondali; f) definito insieme a Comune e Regione il PRARU, base necessaria per la progettazione e realizzazione delle bonifiche e per il concorso di idee per la rigenerazione urbana.  

Dopo di allora, sono proseguite da parte di Invitalia le attività già definite a quel tempo dalla Cabina di regia, come per esempio la progettazione degli interventi di bonifica integrale dell’area e l’analisi di rischio. Ma non sono state definite azioni ulteriori, come l’individuazione dei siti dove portare i sedimenti marini rimossi e il materiale derivante dalla rimozione della colmata, la definizione della gestione delle strutture esistenti, le attività ambientali e urbanistiche per l’attuazione del Piano di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana. 

E’ quindi urgente una ripresa di iniziativa della Cabina di regia che indichi i passi successivi da realizzare: completamento da parte di Invitalia della progettazione delle bonifiche e pubblicazione dei bandi di gara per la loro realizzazione; definizione degli interventi infrastrutturali necessari a sostenere la rinascita dell’area; impostazione, in parallelo con lo svolgimento del concorso di idee per la rigenerazione urbana, della strategia economica di attrazione degli investimenti necessaria a far decollare le attività di ricerca, produzione e servizio.

Se non ora quando?

Articolo del 15 dicembre 2019 per il Corriere del Mezzogiorno

SEGUIMI SUI SOCIAL