Interventi
20 January 2019

Sentirsi lucani, italiani ed europei: la magia dell’incontro con gli altri

Matera 2019, amalgama ben riuscito di Lucania, Italia, Europa. Un risultato al quale il Contratto istituzionale di sviluppo del 2017 ha dato gambe e cuore.

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Le iniziative che ieri, alla presenza del Presidente della Repubblica, hanno segnato la bella giornata inaugurale di Matera Capitale europea della cultura sono il frutto, come lo saranno le molte altre che si snoderanno nel corso dell’anno, di un impegno corale. Dell’impegno prima di tutto dei cittadini di Matera, a cominciare dai suoi giovani, che partecipano in prima persona alla ideazione, alla preparazione e alla realizzazione delle manifestazioni artistiche e culturali che segneranno un anno così importante per la loro città. E di quello delle associazioni e delle istituzioni locali, essenziale per organizzare il lavoro di tanti e predisporre le condizioni di contesto indispensabili al dispiegarsi della loro iniziativa. E credo sia giusto ricordare come tutto ciò sia stato accompagnato e sostenuto dall’impegno delle istituzioni nazionali, sia nel sostenere all’origine la candidatura di Matera sia nel mettere a disposizione, in particolare con il Contratto istituzionale di sviluppo firmato nel settembre 2017 a Palazzo Chigi, le risorse e gli strumenti amministrativi necessari.

La designazione quattro anni fa da parte dell’Unione Europea a Capitale della cultura per il 2019 è stato un grande riconoscimento del valore di Matera per la storia culturale d’Europa. Così come prima lo fu, nel 1993, il suo inserimento tra i siti Unesco patrimonio mondiale dell’umanità in relazione al suo valore per la storia sfaccettata e complessa della civiltà umana. E proprio questi riconoscimenti devono spingerci a riflettere sul rapporto tra identità d’origine e sua espansione nell’appartenenza a comunità che a cerchi concentrici diventano via via più ampie e comprensive.

Se proviamo a guardare in sequenza dietro le quinte del tempo, scopriamo la storia plurimillenaria di Matera: dalle prime espressioni della civiltà neolitica nei villaggi trincerati individuati nel secolo scorso da Domenico Ridola, all’interazione tra cultura apulo-lucana e cultura greca all’epoca della colonizzazione ellenica, e poi al ruolo della città in epoca romana lungo l’asse Roma-Brindisi di collegamento est-ovest e sud-nord; dal suo sviluppo nel periodo longobardo – ancora una volta un popolo diverso che, come in altre parti d’Italia, finisce per mescolarsi alla popolazione originaria – al ruolo di scambio oriente-occidente svolto dalle comunità monastiche delle chiese rupestri; dalle alterne vicende vissute dalla città nel medioevo alla sua crescente importanza economica e amministrativa nel corso dell’età moderna, ma anche all’accentuarsi della polarizzazione tra classi agiate e contadini poveri; fino alla svolta unitaria, alla Legge speciale per la Basilicata di inizio Novecento, all’impegno nella Resistenza, allo sviluppo postbellico e infine alla rinascita dei Sassi da “vergogna nazionale” – per le condizioni di povertà e di sofferenza umana che travagliavano gli abitanti – a patrimonio dell’umanità e Capitale europea della cultura. Quindi Matera parte viva della storia delle culture mediterranee e di quella nazionale e, proprio per questo, della cultura europea, che tanto deve alla civiltà sviluppatasi sulle sponde del Mediterraneo e alla trasmissione operatane dall’Italia.

E allora l’entusiasmo con cui tanti giovani – lucani, meridionali, italiani – stanno dando vita a Matera 2019 ci trasmette un messaggio di grande speranza: vivere con orgoglio la propria identità di origine significa sentire in sé la forza per aprirsi all’incontro con gli altri, sentire che essere lucani è parte dell’essere italiani ed europei. L’Italia, crogiuolo nella storia di incontri di popoli che hanno dato vita a una storia comune fatta di diversità e di fusioni culturali. L’Europa, continente “camminabile” per usare l’espressione di George Steiner, e quindi continente che favorisce gli incontri e che, dopo le tragedie del passato, ha saputo con la costruzione comunitaria riconoscere finalmente l’intreccio delle proprie radici. Perché in Europa, come Mario Rigoni Stern constatava percorrendola dolente nel pieno dell’ultima guerra, in realtà “siamo tutti paesani”.

Matera 2019, quindi, speranza d’Italia e d’Europa: identità d’origine e incontro con gli altri; sentirsi insieme lucani, italiani, europei.

Articolo del 20 gennaio 2019 per il Corriere del Mezzogiorno

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